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Allo studio una cura per l'Alzheimer che potrebbe restituire piena memoria nel 75% dei casi

25.03.2015 15:31

pixabay/ debowscyfoto

AUSTRALIA – L'Alzheimer è una delle malattie degenerative più comuni che colpiscono gli uomini e le donne in età avanzata. Nella maggior parte dei casi questa demenza degenerativa si presenta a coloro che hanno raggiunto i 65 anni ma ci sono alcuni casi in cui si presenta anche prima. I vari sintomi che hanno le persone che soffrono di Alzheimer sono prima di tutto le improvvise perdite di memoria e poi cambiamenti di umore, depressione e afasia. Purtroppo nel mondo ci sono moltissimi anziani che soffrono di questa malattia e si pensa che entro il 2050 una media di 1 persona su 85 verrà colpita da questa terribile forma di demenza.

Da molti anni ormai gli scienziati stanno lavorando molto per cercare di trovare una cura per combattere l'Alzheimer o un modo per riuscire a prevenirlo. Oggi ti vogliamo presentare una scoperta di un team di ricercatori che potrebbe rivoluzionare il mondo della scienza. Alcuni scienziati Australiani sono riusciti a trovare un metodo che potrebbe eliminare le placche amiloidi, le strutture che provocano la perdita di memoria e problemi di carattere cognitivo nelle persone che soffrono di Alzheimer. Pare proprio che grazie a questa ricerca, che è stata pubblicata su Science Translational Medicine, finalmente sarà possibile restituire la memoria ai malati.

Il team di ricercatori sono stati in grado di creare una tecnologia ad ultrasuoni molto raffinata che agisce direttamente sulle cause che provocano la perdita di memoria. Il morbo di Alzheimer si forma quando si presentano due tipi di lesioni che riguardano le placche amiloidi e i grovigli neurofibrillari. Il team di ricercatori ha affermato che hanno lavorato molto per poter cercare un metodo in grado di poter eliminare le cause scatenanti del morbo e alla fine, dopo moltissimo lavoro, sono riusciti a trovare questa soluzione molto promettente. Essi hanno affermato che la loro tecnica consiste nell'uso di ultrasuoni speciali chiamati ultrasuoni terapeutici focalizzati.

Questi ultrasuoni sono in grado di determinare un leggera apertura della barriera ematoencefalica che ha il compito di difendere il nostro cervello dai batteri. Una volta aperta questa barriera, le onde possono cancellare le placche amiloidi e dopo, nel giro di qualche ora, la barriera viene riformata. Pare proprio che questo metodo possa funzionare almeno nei 75% dei casi. Si tratta di una percentuale molto alta che ci dà molta speranza. I ricercatori hanno testato questo metodo sui topi e ci tengono anche a precisare che questa tecnica non ha provocato a quest'ultimi nessun danno cerebrale.

Il team di scienziati ha affermato che è veramente molto soddisfatto dei risultati ottenuti e che continueranno a studiare per perfezionare la loro scoperta. “Pensiamo che questo nostro successo possa cambiare veramente il futuro della lotta contro l'Alzheimer” hanno affermato i ricercatori. Sarebbe veramente bellissimo se questo metodo un giorno possa essere utilizzato sugli umani affetti dal morbo di Alzheimer ed è davvero molto incoraggiante pensare che questo metodo potrebbe funzionare fino al 75 % dei casi. I ricercatori hanno affermato che hanno intenzione di testare il metodo su altri animali e sperano che entro il 2017 possa essere testato anche sugli uomini.




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